I mille dipinti di Cappello
– Francesco Sturaro
Giacomo Cappello, diciannovenne di San Giacomo di Albignasego, professione pittore.
Non bastano certo queste poche parole per descrivere un artista così giovane, già capace di trasferire sulla tela, attraverso i colori, il vulcano di passioni e sentimenti che si celano dentro di lui. Figlio d’arte, il padre Giampaolo è, infatti, un pittore affermato, Giacomo ha trovato nella pittura lo strumento per esprimere sé stesso in maniera compiuta.
“Dopo aver scritto due libri di poesie – racconta l’artista autodidatta – a sedici anni ho capito che mi serviva il colore per esprimere quello che avevo dentro. Il tutto è nato casualmente, come un bisogno fisico. Ho iniziato realizzando schizzi, quadri di piccole dimensioni, senza soggetto, lasciando che il colore fluisse da solo.
Gratificato dagli esiti e incoraggiato da mio padre, ho continuato su questa strada”.
In soli quattro anni Giacomo Cappello ha attraversato cinque fasi artistiche, passando dalle prime “prove attitudinali”, alla sperimentazione pura e all’ampliamento del bagaglio tecnico, dallo studio della storia dell’arte e dalla riproduzione personalizzata dei capolavori dei principali pittori delI’ ‘800 e del ‘900, alla formulazione di un linguaggio artistico proprio con l’ utilizzo anche della materia nei quadri [sabbia, farina, sale, cenere) dove il soggetto non era prefissato, bensì in divenire, per finire all’ultimo periodo, contrassegnato dal raggiungimento di una maturità artistica, frutto di un lungo percorso introspettivo. Ora il giovane pittore dopo aver dipinto la tela, interviene sulle forme con qualcosa di pungente, strumento utilizzato per ripassare i contorni, così da metter in risalto la luce del quadro. In questi pochi anni Giacomo Cappello ha realizzato oltre mille dipinti, in cui l’attenzione non è riposta tanto sul soggetto rappresentato (figure umane, paesaggi) quanto sul colore. “Il colore è una ricerca che non ha mai fine. Il colore è la parte fondamentale del quadro, è dove nasce tutto. Attraverso il colore esprimo il sentimento che provo, il soggetto è solo un pretesto per comunicare il mio io più intimo.
La pittura non è una passione, è un’esigenza, è la vita stessa. Non sono convinto che ad un artista serva l’ispirazione. Un artista serio deve dipingere tutti i giorni, o perlomeno deve seguire un percorso di ricerca continuo. L’ispirazione non è fondamentale, perché se quello che si dipinge non esce come si vorrebbe, lo si può ripetere più e più volte, finché non si ottiene quello che si desidera”. Giacomo Cappello si schernisce di fronte allo stereotipo dell’artista che vive in una torre d’avorio, distaccato da tutto quello che gli accade intorno e che prende le distanze da tutto quello che non è il suo mondo.
“Non credo all’artista che dipìnge chiuso in casa. Quando ci si accorge che la pittura è la tua vita, devi vivere di questa tua arte e, quindi hai bisogno del giudizio della critica e del pubblico, devi confrontarti con loro, ed è proprio quello che cerco di fare.
Devo riconoscere che in questi quattro anni ho colto molte soddisfazioni, sia a livello di pubblico che di critica”.