Sua moglie corse con una bacinella in mano, il suo sguardo era quello di una persona veramente preoccupata.
“Cavolo” pensava “Adesso mi muore, ho solo ventidue anni, abbiamo già un figlio e ora resto anche vedova.
Che cazzo non è per niente giusto.”
I suoi pensieri erano interrotti dal bambino di pochi mesi nell’altra stanza.
Era piena di rabbia e sconforto, voleva stare con suo marito, non con il bambino. Suo marito aveva bisogno di lei si sentiva in colpa, proprio il giorno prima aveva pensato che sarebbe stato meglio se il bimbo morisse, o se non fosse mai nato.
Questo aumentava il suo dolore, si sentiva stordita. Suo marito non era mai stato al massimo della forza, beveva, fumava troppo, e aveva fatto una vita che lo aveva invecchiato di vent’anni.
Vederlo in quello stato la uccideva, si sentiva legata senza via di scampo.
Giaco intanto era riuscito a sistemare la bacinella sotto di lui, mentre cagava e vomitava in continuazione.
Si alzò dal water e vide che c’era solo sangue, aveva cagato sangue.
Cercò di pulirsi, e quando le forze lo lasciarono chiese a sua moglie di chiamare un ambulanza.
Sua moglie non perse neanche un secondo, lasciò il bimbo nella culla, a piangere e chiamò l’ospedale.
Alla descrizione dei sintomi, accorsero, senza tante domande.
Mentre l’ambulanza era per strada, Giaco, che pensava di morire, non sapeva che frase avrebbe potuto dire, per dare un po’ di poesia a quella che poteva essere la sua fine gloriosa.
“Anche in una situazione come questa penso all’arte, stupido stronzo che sono” Pensava.
Comunque non gli venne niente così disse solo:
” Ti amo amore non preoccuparti, vedrai che adesso mi aggiustano e torno a casa meglio di prima, e anche se non mi aggiustano non morirò fino a quando non sarò io a deciderlo..”
Con due frasi, aveva ucciso quella povera donna che ormai era ridotta in lacrime, aspettando che portassero via il suo marito quasi morto.
L’ambulanza non ci mise tanto. Giaco non aveva più energie neanche per vomitare, era bianco cadaverico, pesava si e no cinquanta chili, ed era alto un metro e ottanta.
I due medici, che entrarono erano molto buoni lo fecero sentire bene.
Pensava tra sé “ora ci pensano loro non è più un problema mio ora posso stare tranquillo.”
Presero una sedia lo misero sopra e lo portarono giù dalle scale fino all’ambulanza.
Giaco chiese a uno di loro come poteva fare se gli veniva da vomitare, gli risposero di vomitarsi pure addosso.
Per fortuna aveva vomitato anche quasi l’anima.
Non riusciva più a distinguere i volti e non ricordava se aveva salutato la moglie o no, questo lo fece soffrire, poi svenne e i suoi ricordi divennero confusi.
“Questo sta morendo è finito, ormai è spacciato.” Questa fu la prima frase che sentì mentre si accorse di essere arrivato in ospedale, pronunciata forse da un medico .
Lo ricoverarono in chirurgia, e gli infilarono due aghi uno per braccio, con due flebi ai lati.
Si sentiva assetato doveva bere, voleva del te, aveva voglia di te.
Non aveva neanche la forza di chiamare qualcuno, così si lasciò andare e aspettò il giorno dopo, cadde in un sonno profondo.
Il primo viso una volta sveglio era del medico, che gli assicurava che ora stava meglio. Certo doveva riprendersi piano, piano, la febbre gli era andata a quarantadue, ma non si spiegava la causa non riusciva a capire cosa gli avesse provocato tutto quello.
Quando arrivò sua moglie gli disse:
” Il medico pensa solo a salvarmi, ora che c’è quasi riuscito non gli frega niente di sapere a cosa è dovuto tutto questo.”
“Forse volevo morire” Pensò, ma non lo disse.
Passati tre giorni tra parenti impazziti e sua moglie che non riusciva a fare star tranquilla, si sentiva tremendamente solo, si sentiva un idiota solo.
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